Pagina:Trattato di archeologia (Gentile).djvu/95


La civiltà e l'arte nelle necropoli del Lazio. 53

evidenti analogie con quelli delle terramare. Tali oggetti sono punte di freccia silicee, fusaiole d’argilla con ornati di punteggiature, pendagli da collane, pesi da reti, aghi crinali d’osso e di bronzo, fibule di bronzo, denti di jena e d’orso forati per farne ornamento, vasi di terracotta lavorati a mano, ornati con impressioni o solchetti fatti nella fresca argilla, disposti a striscie intorno al corpo.

Trascurando i ritrovamenti sporadici e più antichi, di qualità analoga e di periodo contemporaneo alle terramare già studiate, fatti nel territorio di Roma e sull’Esquilino l’anno 1872, passiamo a considerare i ritrovamenti più abbondanti in istrette relazioni con quelli dei sepolcri umbro felsinei e di Villanova. Sonvi nel Lazio traccie di primitive stazioni, e nel dintorno d’Albano, di Grottaferrata e di Marino si scoprirono tombe, appartenenti forse ai prischi Latini. È cosa notevole che le reliquie di queste tombe siano, per gran parte, sepolte nel peperino, ossia sotto gli ultimi strati delle eruzioni dei vulcani laziali. Sono fosse, dentro le quali sta deposto il vaso ossuario, contenente ceneri ed ossa combuste, e coperto da una ciotola capovolta. I fittili sono rozzi, lavorati a mano, di imperfetta cottura, non di molto più avanzati di quelli dei terramaricoli; presentano sul corpo ornamentazione geometrica a varie combinazioni di linee graffite e di impressioni fatte nell’argilla fresca con cerchielli e talora con conchiglie; nelle tombe e dentro lo stesso vaso cinerario sono frequenti le fusaiole.

Ciò che riveste un certo qual carattere artistico è la tecnica degli oggetti di bronzo, che pur trovansi nelle tombe laziali: aghi crinali ed ascie, con fibule e spirali per ornamento, mancanti