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46 Arte italica.

1878, concludeva che i monumenti fenici e di lavorazione a tipo fenicio, quali la coppa di Palestrina, ci suggeriscono la possibilità della ripetizione delle azioni rappresentate in quadri successivi e variati. Il Milchhöfer, però, nel 1883, nel suo bel libro: Die Anfänge der Kunst, mostrò però l’impossibilità che il lavoro dello scudo omerico sia su una lamina a repoussé, ossia a sbalzo, e quindi ci allontana dal confronto di esso con la nostra situla e dalla determinazione di una vera e propria imitazione omerica in quest’ultima.

L’Helbig, nella seconda edizione dell’Homerische Epos (1887, traduz. francese, pag, 415), conclude che lo scudo, nel suo complesso, è l’opera della fantasia poetica, ma che les descriptions des scènes particulières ont souvent été suggérées par des représentations figurées, e bisogna riconoscervi l’intervention du souvenir d’oeuvres grecques, dans lesquelles l’esprit national s’était déja élévé à une expression individuelle.

Fu primo, però, il Brunn a mettere in rilievo nel 1887 l’analogia molto stretta fra lo scudo d’Achille e le situle dell’Italia Settentrionale (Über die Ausgrabungen der Certosa, Monaco, 1887, pag. 26-170), concludendo che il n’existe pas un second groupe de monuments que l’on pût utiliser aussi directement pour la restitution du bouclier homerique, que les situles de Bologne et de Watsch. Passa poi a considerare la questione se si possa dire umbra la civiltà rappresentata della situla, dicendo che tale opinione viene da quella che ritiene gli Umbri sconfitti, annientati poi dagli Etruschi, se non che le scoperte e gli studi nella Carinzia, offerti dal Meyer nel lavoro: Gurina im Obergailthal, Dresda, 1885 (cfr. Orsi, Bull. di Paletn. Ital., XI, (1885)), inducono a credere piuttosto che alcune popolazioni illiriche, spinte dalle spiaggie orientali del Mar Adriatico verso il Nord e l’Ovest, per via di terra siano pervenute nell’Italia Settentrionale, portandovi così ricordi, tendenze artistiche greche. Le coppe d’arte fenicie erano pasticci, per così dire, a cui l’arte egiziana ed assira diedero gli elementi, e l’arte micenea offre parecchi confronti, cosicché si può concludere che queste situle istoriate siano imitazioni degenerate di modelli micenei. Così la tradizione epica non solo, ma anche l’artistica della Grecia micenea, introdotta in Cipro prima della introduzione fenicia, si diffonde a Creta, e nell’Europa Occidentale, sulle rive del Bosforo Cimmerio e dell’Adriatico. Il Brunn, nella sua Griechische Kunstgeschichte, mette in rilievo le analogie del lavoro artistico fra lo scudo d’Achille e le situle celto-illiriche, come fra queste e l’opera romana conosciuta sotto il nome di Sedia Corsini. Certamente, come osservavo nel 1897 in un mio lavoro a proposito di una lamina a sbalzo istoriata di Rovereto, che illustravo pel Museo di Torino (ved. Nuovo Archivio veneto, XVI, parte I,