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36 | Arte italica. |
con una serie di linee rilevate a modo di cordoni, tutto in giro al corpo del vaso, da cui il loro nome di ciste a cordoni (ved. Atl. cit.. tav. VI; cfr. tav. 17, 1, 8 di questo Manuale). Fra l’uno e l’altro cordone l’intervallo è ornato di puntini, di cerchielli, alternati con qualche figura d’anitrella. Di lamina di bronzo s’incontrano secchielli o situle, a forma di cono rovescio, con manichi mobili; bicchieri e tazze semisferiche con manico ricurvo. Abbondano le fibule, di tipo assai vario, alcune congiunte con catenelle, ciondoli e con istrumenti di toletta, quali cura-orecchi, mollette, palettine. Molte fibule nell’arco prendono figura di animali, cani, cavalli, (ved. tav. 11, 16). Non mancano armi di bronzo, ma il più delle armi, spade, pugnali, aste, accette, e anche freni e morsi, sono di ferro, che appare abbondante negli utensili ed anche negli ornamenti in queste tombe, mentre manca in quelle del periodo arcaico.
In questo periodo le tombe incominciano a presentare anche oggetti di importazione orientale. In un sepolcro umbro-felsineo si raccolsero una fibula e due armille d’oro di lavoro fenicio, un vasettino conico di vetro azzurro, e un amuleto egizio. E da sepolcri del predio Arnoaldi vennero fuori una testina umana di lavoro orientale, una pietra incisa, di quelle a forma di scarabeo, proprie degli Egizi, tre piccoli balsamari o vasettini da unguento di vetro azzurro, oggetti che da contrade orientali erano in Italia importati da trafficanti fenici, e per il commercio fra le genti italiche pervenivano a Felsina. La presenza di questi prodotti della civiltà orientale invitava all’imitazione, e per questa venivano a prendere vita e sviluppo, con introduzione di nuovi elementi, le arti del disegno.
Felsina provvedeva largamente anche al com-