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L'arte italica nelle terremare. 21

tuttavia la fusoria del metallo greggio era praticata in queste stazioni, com’è chiaramente dimostrato da forme, o stampi di pietra ritrovati in questi cumuli. Di bronzo facevansi utensili ed armi, quali ascie (paalstab), falci, coltelli, punteruoli, punte di lancia, giavellotti, chiaverine, cuspidi di freccie (ved. Atl. cit., tav. II, n, 4, 5, 6; tav. III), e oggetti d’ornamento e di toletta, come pettini, lame ricurve, che si credono rasoi, aghi crinali, e certe rotelline a più raggi, che forse venivano innestate agli aghi crinali come capocchia ornata1. Ma il bronzo era tuttavia cosa rara e preziosa, e quindi continuavasi la lavorazione di strumenti e d’armi di pietra, foggiandosi di selce ascie, freccie, raschiatoi, e di osso facendosi punte da armar asticciuole, punteruoli, aghi crinali e pettini. Per ornamento si usarono conchiglie marine infilate a collana, e forse anche, sebben rara, l’ambra; e quelle conchiglie, come pur l’ambra, provano che i terramaricoli avevano scambi e commerci con genti d’altre regioni. Nelle terremare non è certo che si abbiano sicure reliquie d’oro e d’argento. Il ferro si trova in quegli strati superiori che accennano agli ultimi momenti delle abitazioni di queste stazioni, se pure in quegli strati non sono i residui di posteriori stanziamenti, sovrapposti in luoghi dove già furono le abitazioni primitive.

Il lavoro e l’industria di questi primi popoli, secondo ce li possiamo figurare dai frammenti e residui delle marniere, trovansi a quel grado di

  1. Molte e chiare riproduzioni grafiche di questi oggetti di uso e dornamento dei popoli preistorici d’Italia si trovano nel magistrale Album del Montelius, unito all’opera: Oscar Montelius, La civilisalion primitive en Italie, depuis l’introduction des métaux: I Parte: Italie Septentrionale, Stokholm. Imprimerie royale. 1895 (Testo e Atlante). Da questo atlante riproduco qui qualcuna delle tavole più importanti inserite nel testo.