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12 | Arte italica. |
tando i primi rozzi lavori d’argilla. Oggi invece i documenti di tale età abbondano; nello spazio di meno d’un trentennio, per assidue ricerche di geologi, naturalisti, paletnologi ed archeologi, s’è raccolta, e ogni dì più si va accrescendo, gran copia d’oggetti dei tempi detti preistorici, dall’età della pietra a quella del ferro.
Nelle caverne della Liguria, delle Alpi Apuane, del Vicentino, del Teramano, degli Abruzzi, della Terra d’Otranto, della Sicilia si trovarono testimonianze della vita e della industria primitiva italica, quando sulla terra nostra l’uomo abitava fra animali ora da questa scomparsi, quali l’orso speleo, il bue primigenio, il castoro. Nelle torbiere, sulle sponde dei laghi di Lombardia, si trovarono vestigia dell’umana società nei tempi nei quali raccoglievasi ad abitare le stazioni lacustri, in capanne di vimini, di paglia e di frondi costrutte sulle palafitte, (ved. tav. 1-3) e aveva mosso un gran passo a più civile condizione con la conoscenza dei metalli, e dell’agricoltura. Di questo periodo primitivo delle popolazioni italiche danno testimonianza i residui disseppelliti dalle marniere, o terremare, dell’Emilia (ved. Atl. cit., tav. I), in quella bella e fertile distesa di regione, che giace fra il Po e l’Appennino e va dall’Agro piacentino all’imolese. Traccie di questa età si sono riconosciute in varie altre regioni d’Italia, e singolarmente intorno al Tevere e all’Aniene, sull’Esquilino e sul Gianicolo, nella pianura del Lazio, alle falde dei Monti Albani, nei luoghi dove insomma sorse la potenza romana.
A queste antichità si collegano i monumenti di età più avanzate e civili, rinvenuti nelle necropoli di Villanova, del territorio Felsineo, d’Este, di Marzabotto, di Corneto-Tarquinia. Mercè gli studi e le collezioni ordinate e illustrate da uomini insigni