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Introduzione. 11

della condizione primitiva dell’umana società, non furono sconosciuti agli antichi, ma creduli, come oggi ancòra dal volgo, prodotti dal fulmine (cerauniae gemmae, cerauniae lapides; punte di saette). Pure presso gli antichi vi furono alcuni raccoglitori, fra i quali l’imperatore Augusto1, che intuivano quegli oggetti quali reliquie di età remotissime, e li supponevano armi degli eroi. L’uso degli strumenti di selce si prolungò anche in tempi storici presso popoli inciviliti, specialmente negli usi religiosi, che mantengono la rigida osservanza delle forme antiche; cosí, presso i Romani, i Feciali, percotevano la vittima lapide silice anche durante l’Impero. Contemporanei a popoli civili vivevano poi, come vivono oggidì, popoli in condizione barbara, i quali usavano strumenti ed armi di selce (ved. Atlante di arte etrusca e romana, Milano, Hoepli, tav. I).

Le ricerche rigorose d’investigazione e di confronto, che si proseguono, danno sempre conoscenza più chiara dell’infanzia della società umana, della quale gli antichi ebbero per intuizione quella vaga imagine che Lucrezio nel suo poema ha lumeggiato di vivi colori (l. V. v. 925 seg.). Appena un quarto di secolo prima d’oggi, negli studi degli antichissimi popoli d’Italia, potevasi affermare la penisola italica assai povera di documenti di quelle epoche primitive, nelle quali l’uomo giacevasi in condizione di selvaggio, vivendo della caccia e della pesca, foggiando strumenti ed armi di pietra, ten-

  1. Ved. Marquis de Nadaillac: Moeurs et monuments des peuples préhistoriques. Parigi. Masson, 1888. pag. 4; Salomon Reinach, Le Musée de l’empreur Auguste (Revue d’anthropol. di Parigi, Serie terza. IV, pag. 28-36); Ettore Regalia, Sul Museo dell’imperatore Augusto (Arch. per l’antrop., XIX). Firenze, 1889.