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Plastica. | 329 |
se non chè, siccome il centro della vita politica era spostato a Bisanzio, l’opera di spogliazione della Grecia continua, ma la preda è trasportata nella nuova capitale dell’Impero, dove Costantino e Teodosio cercano di dare nuovo impulso all’arte, e dove essa più da presso sente gli influssi orientali e barbarici, dai quali si sviluppa lo stile bisantino.
B. — Plastica.
Nelle opere di plastica dopo gli Antonini fino a Diocleziano splende spesso ancòra bellezza di forme e vigoria d’espressione. Le statue eroiche di Pertinace, di Alessandro Severo, di Elagabalo, e quelle di Giulia Mammea, di Giulia Soemia in aspetto di Venere, di Giulia Domna in sembiante di Pudicizia tengono i pregi di forza o di eleganza dell’arte classica. Ma le sculture dopo Diocleziano mostrano l’offuscamento del senso delle belle forme, dell’armonia delle proporzioni, della vigoria delle linee e del rilievo.
Non mancavano già all’arte cure e favori, chè anzi sappiamo come ai tempi di Libanio si disertassero le scuole di retorica e di filosofia per correre a quelle di disegno e di pittura; ma le alte mercedi ai maestri non dànno ispirazione all’arte, la quale ha i suoi momenti di decadenza o di transizione e di trasformazione, contro cui non vale opera alcuna di Mecenati.
La plastica antica fu una divinizzazione della bellezza corporea; ma la nuova religione prevalente nel mondo romano iniziò un’éra nuova, e, aborrendo dalla bellezza corporea, esaltava soltanto la bellezza dello spirito, la quale non pareva, come