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Plastica. | 285 |
deità marine, capolavoro di Scopa, era da Domizio Enobarbo consacrato nel tempio di Nettuno; Asinio Pollione, E. Scauro, M. Agrippa, Mecenate, Nonio Vindice formavano ricchissime collezioni artistiche; una galleria d’arte era necessario ornamento d’ogni ricca dimora romana. Caligola imperatore aveva spedito a un suo legato nelle città greche a racimolare quanto di bello possedessero. Nerone mandò simile legazione per ornare la domus aurea, e nella sola Delfo trovò ancora da rubare a centinaia le statue di bronzo: tanto meravigliosamente feconda era stata l’arte greca! Alla depredazione seguiva spesso la distruzione, o per accidentali sventure, quali gli incendi del tempo di Nerone, di Vitellio, di Tito; od anche per barbarico capriccio, come fu di Caligola, che fece decapitare molte statue greche per porre su quelle la propria effigie. Avvenne allora questo fatto degno di osservazione, che Roma, spenta la Grecia, e divenuta sacraria dei capilavori delle varie scuole greche, si formò come un gran museo e, quantunque dell’arte non avesse che il senso riflesso, divenne la capitale dell’arte1.
Però, siccome questo fatto non proveniva da ingenita disposizione artistica, ma da avidità di conquista e brama avida di raccogliere, lo studio dell’arte vi diventò preziosa curiosità, lavoro da collezionisti, e ciò fin dalle conquiste nella Grecia e per tutto l’Impero. Già Cicerone, che pure pre-
- ↑ In questo volume non si tien conto che delle statue e delle opere d’arte più specialmente romane, riservando lo studio degli originali e delle copie dei capilavori greci al volume della Storia dell’arte greca, che si sta preparando interamente rifatto sull’edizione del prof. Gentile, (Milano, Hoepli, 1883), e che ha già a sua illustrazione un Atlante di 149 tav. (Milano, Hoepli, 1892).