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Architettura. | 255 |
cura del principe Torlonia; il quale, come dice l’epigrafe della medaglia decretatagli dal re Vittorio Emanuele, compì aere suo opus imperatoribus ac regibus frustra tentatum1.
2. La «domus aurea» di Nerone. — Imperando Nerone s’ebbe il grande incendio di Roma (nel luglio del 64 d. C.), che durò lo spazio di più giorni e distrusse molta parte della città, incendio spaventevole di cui l’imperatore appose la colpa con terribili pene ai cristiani, e che la storia invece apporrebbe alla feroce pazzia dell’imperatore stesso2. I quartieri incendiati furono poi rifabbricati con un piano regolare, con larghe e diritte strade, fiancheggiate di case e di portici. Nerone, nello spazio che dal Palatino si estende al Celio ed all’Esquilino, costrusse un suo palazzo, a cui lo splendore di meravigliosa ricchezza acquistò nome di domus aurea. Architetti ne furono Celere e Severo, che già per lo stesso imperatore avevano formato arditissimo disegno di risanare le Paludi Pontine scavando un canale navigabile dal Lago d’Averno ad Ostia; palazzi, porticati, giardini, viali, praterie, canali e stagni si avvicendavano in questa immensa costruzione romana; nell’interno una delle sale girava ad imitare il movimento del mondo;
- ↑ R. Lanciani, Commentarii di Frontino intorno le acque ed acquedotti di Roma, Roma, 1880. In quest’opera è citata la bibliografia precedente, specialmente Raffaele Fabretti, De aquis et aquaeductibus veteris Romae, Roma, 1680; 2ª edizione, 1738; Castro, Corso delle acque antiche, Roma, 1757, 2 voll.; De Prony, Réchérches sur le systeme hydraulique de l’Italie; A. Secchi, Avanzi di opere idrauliche antiche nell’Alatri, Roma. 1865.
- ↑ Intorno all’opinione che l’incendio debba veramente attribuirsi ai Cristiani ved. G. Negri; Nerone e il Cristianesimo (Rivista d’Italia, 1899, fasc. 8, 9); C. Pascal, L’incendio di Roma e i primi cristiani, Milano, 1900; A. Coen, La persecuzione neroniana dei cristiani (Atene e Roma, 1900, n 21-23).