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244 Arte romana.

poggiante sullo sporto murale per cui l’atrio si connette al corpo rotondo; l’altro è posato sull’architrave, ed è veramente il frontone di prospetto, il cui timpano era ornato di bassirilievi. Sulla trabeazione c’è l’inscrizione M. Agrippa L. F. cos, tertium fecit, a grandi lettere, mentre un’altra iscrizione sotto questa, in lettere minori, ricorda la restorazione di quell’edifizio fatta da Settimio Severo e da Caracalla. Nell’interno il muro circolare non è liscio, ma, variato da otto grandi aperture, s’alterna la forma quadrata con la rotonda, cioè con nicchie o cappelle; di queste aperture una è l’ingresso. Ciascuna nicchia, o cappella è fiancheggiata da pilastri di stile corinzio, e nell’apertura di esse sorgono due colonne dello stesso ordine, eccetto nell’apertura d’ingresso e nell’altra di fronte a questo, quella della tribuna. Nell’intervallo da una nicchia all’altra sono applicate alle pareti delle edicole. Al disopra delle colonne è un cornicione, sul quale elevasi un attico, variato e ornato con incrostazioni di marmi preziosi. E infine da un altro cornicione incoronante l’attico si dispicca la grande vôlta della cupola, che misura 43 m. di diametro, ed è distinta in cinque zone concentriche di ventotto cassettoni ciascuna, che vanno decrescendo con mirabile effetto fin dove si apre il lucernario che illumina il tempio (ved. Atl. cit., tav. XLIV). L’esterno era riccamente rivestito di marmi e di stucchi; l’interno di preziosi marmi colorati; il tetto dell’atrio era sostenuto da travi di bronzo; di bronzo è la porta antica ancora conservata; di bronzo è il cerchione che fascia l’occhio del lucernario misurante quasi nove metri di diametro; credesi che di lastre di bronzo fosse coperta l’intera cupola. Forse a questa grande e ricca opera di Agrippa pensava Virgilio, quando