Pagina:Trattato di archeologia (Gentile).djvu/300

242 Arte romana.

(detto di Marcello dal compianto nipote), del quale rimangono ancora ruderi bellissimi (ved. Atl. cit., tav. XL n. 2 e tav. XLI).

Il Campo Marzio, vasta estensione di terreno che dalle pendici del Capitolino e del Quirinale si allargava fra il collis hortorum (Pincio) e il Tevere1, destinato alle assemblee del popolo ordinato nelle centurie, agli esercizi ginnastici ed equestri della gioventù, era rimasto in gran parte libero fino ai tempi di Pompeo, che vi fece costruire il suo teatro, e di Giulio Cesare che vi edificò i Septa per le riunioni dell’assemblea del popolo. Sul finire della Repubblica, e principalmente ai tempi d’Augusto, sursero colà molti edifizî, che resero assai bella, nell’età imperiale, quella parte della città sulla quale si formò la Roma moderna. Ivi Cornelio Balbo edificò un teatro, che portò il suo nome, e Statilio Tauro, come s’è detto, il primo stabile anfiteatro che avesse Roma; ivi sorse quello che è il massimo monumento della romanità, cioè il tempio che M. Vispanio Agrippa, genero d’Augusto, eresse consacrandolo alle divinità della stirpe Iulia, Marte, Venere e al divo Giulio, e fu detto il Pantheon (ved. Atl. cit., tav. XLII (pianta) e tav. XLIII (sezione)). Unito con le terme d’Agrippa, formava con esse un gigantesco corpo d’edifizio in Campo Marzio non lungi dalla curia e dal teatro di Pompeo.

2. Il Pantheon2. — È questo il più bello e

  1. Borsari, Topografia di Roma antica, Milano, Hoepli, 1897, pag. 261-265.
  2. Oltre il nostro Atlante, sulle tavole qui sotto citate hanno illustrazioni del Pantheon, come anche dei principali monumenti di Roma imperiale, che saranno in sèguito descritti: H. Strack, Baudenkmäler des Alten Rom, Berlino, Wachsmuth, 1890; A. Schneider, Das alte Rom. Entwickelung seiner Grundrisse und Geschichte seiner Bauten auf 12 Karten und 14 Tafeln