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Osservazioni generali. | 229 |
quelle opere, le avrebbero dovute restituire. E a questo aggiungi ancora che Vellejo, scrittore dei tempi di Tiberio imperatore, ciò dicendo, pone quel dubbio, tutto proprio della mente romana, se cioè per Corinto meglio non fosse stato rimanersene rozza ed indotta, anzichè toccare il sommo nella coltura di arti corruttrici.
Nuovi e splendidissimi trionfi celebrarono poi Silla dopo l’espugnazione di Atene nella prima guerra contro Mitridate, l’anno 86 av. C.; e Lucullo nell’anno 68 av. C., vincitore della seconda guerra contro quel re; e Pompeo Magno, che in una terza guerra lo abbattè, ridusse in soggezione tutta l’Asia anteriore, e celebrò un meraviglioso trionfo nell’anno 61 av. C. E insieme con le antiche opere d’arte affluivano in Roma gli artisti delle nuove scuole greche di Rodi, di Pèrgamo, e d’altre città d’Asia, o come schiavi, o attràttivi dalle molte e grandi occasioni di lavoro e d’onore che là si offrivano. Le sculture, i quadri, i vasi e le relazioni con gli artisti destavano in Roma se non un intimo e sincero amore, certo una grande ammirazione per l’arte greca, che fu assunta come mezzo a render splendide le pompe trionfali, le feste, gli spettacoli, con cui ricchi e nobili cittadini cercavano guadagnarsi il favor popolare; o come mezzo per abbellire le private dimore e per soddisfare al gusto ed al fasto delle classi elette e colte della cittadinanza, cioè di coloro che designavano se stessi come intelligentes, e che, ellenizzando, distinguevansi da quelli che, fedeli al carattere nazionale romano, erano qualificati come idiotae.