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Pittura. 225

Esercitò l’arte dipingendo il tempio di Ercole nel Foro Boario. Pacuvio è della Magna Grecia, e forse seguì nella pittura l’arte greca come nella poesia. Dopo di lui, dice Plinio, l’arte più non fu in Roma esercitata dalle mani di ingenuo cittadino, e ciò viene a valida riprova che l’arte, e la pittura specialmente, non trovavano nella cittadinanza romana un vero e spontaneo favore, restandone l’esercizio abbandonato a forestieri od a liberti.

La pittura in Roma ricevette impulso quando fu usata a rappresentare e a commemorare con imagini le grandi imprese di guerra, e ad ornare i trionfi dei capitani vincitori. Il più antico esempio di decorazioni pittoresche usate nei trionfi fu dell’anno 263 av. C., quando M. Valerio Massimo Messala fece esporre nella Curia Ostilia una rappresentazione della battaglia da lui vinta in Sicilia contro i Cartaginesi e contro Gerone di Siracusa. Seguì quest’esempio Lucio Scipione, che nell’anno 190 av. C. consacrò in Campidoglio una rappresentazione della sua vittoria sopra Antioco di Siria presso Magnesia; e nell’anno 146 av. C. L. Ostilio Mancino, che primo era entrato in Cartagine assalita e conquistata da Scipione, fece esporre nel Foro una rappresentazione a modo di piano topografico della città e delle opere d’assedio, dove il popolo poteva vedere ogni singolarità e del luogo e dell’impresa; e tanto fu il favore popolare per tale esposizione che Mancino ottenne per essa i voti al consolato1.

Tali modi di rappresentazione ebbero una notevole efficacia, perchè da essi si svolse la rappresentazione plastica in bassorilievo di grandi ed estesi avvenimenti, quale appunto fu usata a deco-

  1. Ved. Plinio H. N. XXXV, 22 e segg.