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224 Arte romana.


Opera dell’arte latina doveva essere certamente la statua di Giove imperante, tolta a Preneste e portata a Roma nel tempio Capitolino da Tito Quinzio dittatore, che vinse i Prenestini nell’anno 380 av. C. A questa statua era apposta un’iscrizione in verso saturnio1.

Indizio dell’arte antica latina dànno anche le monete, massime dopo l’anno 271 av. C., in cui si cominciò a coniare l’argento; e specialmente le monete dette consolari, o le familiari, segnate coi nomi e coi tipi dei tresviri monetales, con l’effigie di Roma galeata, dei Dioscuri, ovvero con altri tipi. L’arte di questi conî è ancora rozza; l’impronta stanca; le figure tozze, il profilo di Roma non bello; ma i tipi a poco a poco vanno migliorando in progresso di tempo.


III. ― PITTURA


La pittura in Roma sembra aver ricevuto, secondo le più antiche memorie, fin dalle origini impulso e norma dall’arte greca, in sèguito ai lavori di Damofìlo e Gorgaso. Dopo questi stranieri troviamo menzionato un primo artista romano, Fabio, detto Pittore appunto dall’arte esercitata. Dipinse il tempio della Salute, edificato nell’anno 304 av. C., le cui pitture, ricordate da Plinio e da Dionigi, durarono fino ai tempi dell’imperatore Claudio. Dei soggetti rappresentati e della tecnica artistica nulla sappiamo; dal passo di Dionigi appare che le sue pitture fossero murali.

Pittore fu anche M. Pacuvio di Rudiae (Rutigliano), più conosciuto come poeta tragico, nipote di Ennio.

  1. Ved. Livio, Storia rom., VI, 29.