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Architettura. 199


Romolo eresse i primi templi romani a Giove Feretrio ed a Giove Statore. Altri luoghi sacri a italiche divinità edificò Tito Tazio, quando furono in Roma congiunte le due stirpi latina e sabina. Sul Quirinale, dopo la morte di Romolo, eresse Numa il tempio a Quirino; questo re consacrò il tempio rotondo a Vesta (ved. tav. 44) ed altri templi alla Fede pubblica e a Giano. Altre costruzioni dei primi re furono il carcere Mamertino di Anco Marzio, la Curia di Tullo Ostilio; ma fu specialmente con la stirpe dei Tarquinî, secondo la tradizione d’origine greco-etrusca, che Roma s’ampliò e si abbellì di grandiose costruzioni.

Tarquinio Prisco pose i principî di molte opere che solo dopo di lui furono compiute. Servio Tullio, come aveva in nuova forma composta la cittadinanza romana nell’ordinamento civile e militare delle classi e delle centurie, così in nuova cerchia di mura raccolse la città, già ampliatasi, sui sette colli del Palatino, Aventino, Celio, Esquilino, Viminale, Quirinale, Capitolino. L’agger servianus era una cinta di grandi e robuste mura (ved. tav. 45), interrotta da torri, di cui alcuni avanzi si vedono recentemente scoperti tra il Viminale e l’Esquilino. Eresse Servio Tullio anche il tempio alla Fortuna virile (ved. tav. 46).

Le costruzioni incominciate dal primo Tarquinio furono condotte a compimento da Tarquinio Superbo, ultimo re di Roma, con molto sudore di popolo, secondo la tradizione narra. Fu allora finito il tempio alle maggiori trinità pagane di Giove, Giunone e Minerva sul Capitolino, detto prima Colle Saturnio; fu prosciugata la bassura di Roma con condotti affluenti nel gran canale della cloaca maxima, che dal Foro romano per il Velabro sbocca nel Tevere, come si vede nella parte che