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138 | Arte etrusca. |
sopra un letto; sotto l’imagine sta solitamente l’iscrizione col nome del defunto (ved. Atl. cit., tav. XXV). Le statue e i rilievi di questi monumenti, che abbondano specialmente nei dintorni di Volterra, di Chiusi, di Perugia, per gli atteggiamenti, le proporzioni, per la trattazione del nudo, e i panneggi, per la composizione del soggetto e la distribuzione delle figure mostrano lo stile di un’arte pienamente sviluppata, e informata all’arte greca. Esse sono veramente opere dell’ultimo periodo dell’arte etrusca, com’è provato anche dalle iscrizioni latine, che si accompagnano con le etrusche. Sono opere del periodo romano imperiale, e probabilmente, per buona parte, dell’età degli Antonini; e così come vi è cambiato al tutto lo stile, cambiata pure è la materia delle rappresentazioni, tolta il più delle volte da miti ellenici, foggiati all’etrusca e misti con concetti propriamente toscanici, quali la grottesca figura di Charun, o i due genî del bene e del male.
Mentre per molti rispetti questi lavori mostrano d’appartenere ad un’arte pienamente sviluppata, hanno però nell’esecuzione alcun che di comune e di volgare, che rivela lo scalpello dell’artefice manuale; come pure l’esecuzione è inferiore d’assai al valore della composizione, e la trattazione delle figure mostra lo sforzo vano di ripredurre il bello dei modelli greci. Le figure recumbenti offrono schietti tipi etruschi, con viso grosso, proporzioni tozze e certa pinguedine del corpo da ricordare le proverbiali espressioni di pingues Tyrrheni, obesus Etruscus. Del resto queste sculture sono opere della decadenza etrusca, e per lo studio dell’arte hanno un valore limitato, mentre acquistano importanza quando sono in soggetti mitologici e con le scene della vita familiare, perchè allora rischiarano lo