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102 | Arte italica. |
“Quantunque i dotti non siano ancòra d’accordo, neppure sul nome del popolo a cui riferire quelle costruzioni, pure esse meritano per la loro antichità di essere incluse in una rassegna dei monumenti primitivi italici, perchè certo sono dovute ad una delle genti più civili che abbiano abitato la nostra penisola, approdatevi anch’esse, con molta probabilità, dal Tirreno.
“Perchè quelle mura poligonali, fitte e numerosissime sul versante appenninico centrale, che prospetta il Tirreno, mancano sull’opposto versante adriatico, il quale era stato occupato, dai tempi più remoti, fino quasi all’epoca storica, dalle popolazioni picene„.
Si comprende, pertanto, come sia interessante ed utile la ricerca e lo studio di questi testimoni antichissimi delle remote età. L’illustre Pigorini, a questo proposito, ripetendo nel suo Bullettino di paletnologia italiana (serie III, anno XXV, n. 7-9, pag. 201, nota) ciò che aveva già stampato nel Bullettino medesimo, anno XXII, pag. 71, rammenta che il Ministero dell’Istruzione aveva stabilito delle esplorazioni sistematiche nelle città dette pelasgiche del Lazio, incominciando da Norba. Rileva poi giustamente ciò che Salomone Reinach nell’Anthropologie (X, pag. 343-44) aveva esposto, citando a sua volta l’opinione di Petit Radel sull’opportunità di tali ricerche per rischiarare il periodo delle origini di molte antichissime città italiche. Il Pigorini si associa al voto del Reinach, che lodava l’iniziativa del Ministero italiano, conferma che si debbano fare finalmente degli scavi sistematici nel territorio delle varie città dette pelasgiche, poichè se ne attendono grandi risultati, ma conclude che, per riuscire a qualche buon esito, è indispensabile che i dotti abbiano libertà d’azione, per volgerla dove e come occorre nell’interesse stesso della scienza.