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viii Prefazione.

ogni rapporto lodevole di quella mente colta e veramente gentile, che scriveva bene italiano e sentiva quel che scriveva, senza lasciarsi sopraffare dalla troppa erudizione, troppo spesso straniera.

Per questa parte del lavoro non voglio paternità, ma la riconosco dal Gentile, essendo quasi totalmente formali le mie modificazioni. Ciò che posso dire mio sta nelle aggiunte, non col fine di migliorare il testo, perchè non sento di arrogarmi questa abilità, ma con quello di aggiungervi quei particolari che il Gentile non poteva conoscere, perchè furono il risultato di scavi e di ricerche posteriori alla sua seconda edizione. Non sono dunque queste aggiunte un biasimo o uno sfregio alla memoria del Gentile, ma un complemento doveroso, che il Gentile stesso avrebbe aggiunto, in modo più completo e perfetto di me, se non fosse stato tolto troppo presto alla stima e all’affetto dei colleghi e dei discepoli.

Sono quindi mie molte delle note a pie’ pagina, le appendici, e tutte le tavole scelte, compilate e fatte riprodurre non solo a schiarimento del testo, ma a complemento indispensabile di un atlante che, così com’è oggi, non risponderebbe neanche debolmente allo scopo. Per agevolare la consultazione dell’Atlante e i confronti con le tavole aggiunte ho unito un indice di queste ultime e, per quelle dell’Atlante, un elenco comparativo tra le citazioni del Manuale della seconda edizione e quelle del testo riveduto e corretto di questa terza, che ora presento ai lettori. Così aggiunsi nella nuova edizione i riferimenti alle tavole vecchie e nuove; testo e atlante formano nell’ultima edizione un tutto più organico ed omogeneo, che non può non giovare maggiormente alla coltura e alla pronta consultazione di chi legge.

La parte da me rifatta ed ampliata, sulla quale desidero di richiamare soprattutto l’attenzione degli studiosi, è quella paletnologica, o più propriamente preromana, che, anche dopo la pubblicazione del Bullettino di paletnologia italiana e dell’opera magistrale del Montelius, era rimasta monca e insufficiente, nè poteva ricevere luce dal lavoro speciale del Regazzoni sulla Paleoetnologia (Milano, Hoepli. 1885), poichè quest’opera è quasi totalmente priva di quelle illustrazioni che sono indispensabili a ben distinguere e a ritenere le differenze fra età ed età, fra tecnica e tecnica; per questa parte presi appunto a modello le belle tavole del Montelius.