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DELLA NEVE, 25

[versione diplomatica]

za maeſtra ottima di tutte le coſe. Co’l mezzo della quale potra venire laſciando, ò ſeguendo questa maniera di rinfreſcare, ſecondo l’vtile, ò ’l danno che li parrà giornalmente di riceuerne.

Deueſi bene auuertire, che nel principio, che ſi comincia à bere rinfreſcato con neue, ſi ſente gran ſete, & maßime fra giorno. Paſſati però ſette, o vero otto giorni, non ſi ſente piu, anzi ſi và molte volte à tauola non pur ſenza ſete, mà ſenza biſogno di bere.

La neue ſi conſerua perpetua in alcune montagne, & ſpezialmente in diuerſi luoghi dell’Apennino, dell’Alpi, & delle montagne di Granata; nelle quale per gran caldo che faccia, non ſi diſfà mai tutta. Il che non vediamo auuenire ne monti Pirenei, dove ne cade aſſai l’Inuerno, mà venendo i giorni più caldi ſi dilegua in modo, che non ne resta pur ſegno.

Conſervaſi la neue in parti fredde, & ſecche. Percioche l’humido e ’l caldo ſono i ſuoi contrarij. Calcaſi bene quando ſi ripone, durando piu, & dileguandoſi meno. Chares Mitileneo, dice, che ſi hà da conſeruare la neue calcata, & coperta con foglie, & rami di quercia: mà la paglia è coſa eſperimentata che la conſerua piu. Il che conferma anchora Santo Agoſtino nel primo libro della Città d’Iddio, dicendo. Chi hà dato virtù ſi fredda alla paglia, che conſerui la neue, & chi ancho gliela die ſi calda, che faccia maturare i frutti immaturi? Duo modi principali ſi vſano hoggi da rinfreſcare cõ neue, l’vno è ſotterrare i fiaſchi, ò altri vaſi pieni, in neue, ò in ghiaccio: il che ſi fà, ne luoghi doue n’è quantità: l’altro è più facile, & ſi fà con pochiſſima neve, empiendoſi il bicchiere di quanto ſi hà da bere, & ponendoſeli ſopra vn vaſetto di vetro, ò d’argento, ò di latta di Milano, & ſimili con poca neue, accomodato però in modo, che il detto vaſetto entri nella bocca del bicchiere, che col ſuo fondo


[versione critica]

za maestra ottima di tutte le cose. Co’l mezzo della quale potra venire lasciando, ò seguendo questa maniera di rinfrescare, secondo l’utile, ò ’l danno che li parrà giornalmente di riceverne.

Devesi bene avvertire, che nel principio, che si comincia à bere rinfrescato con neve, si sente gran sete, massime fra giorno. Passati però sette, o vero otto giorni, non si sente piu, anzi si và molte volte à tavola non pur senza sete, mà senza bisogno di bere.

La neve si conserva perpetua in alcune montagne, et spezialmente in diversi luoghi dell’Apennino, dell’Alpi, et delle montagne di Granata; nelle quale per gran caldo che faccia, non si disfà mai tutta. Il che non vediamo avvenire ne monti Pirenei, dove ne cade assai l’Inverno, mà venendo i giorni più caldi si dilegua in modo, che non ne resta pur segno.

Conservasi la neve in parti fredde, et secche. Percioche l’humido e ’l caldo sono i suoi contrarij. Calcasi bene quando si ripone, durando piu, et dileguandosi meno. Chares Mitileneo, dice, che si hà da conservare la neve calcata, et coperta con foglie, et rami di quercia: mà la paglia è cosa esperimentata che la conserva piu. Il che conferma anchora Santo Agostino nel primo libro della Città d’Iddio, dicendo. Chi hà dato virtù si fredda alla paglia, che conservi la neve, et chi ancho gliela die si calda, che faccia maturare i frutti immaturi? Duo modi principali si usano hoggi da rinfrescare con neve, l’uno è sotterrare i fiaschi, ò altri vasi pieni, in neve, ò in ghiaccio: il che si fà, ne luoghi dove n’è quantità: l’altro è più facile, et si fà con pochissima neve, empiendosi il bicchiere di quanto si hà da bere, et ponendoseli sopra un vasetto di vetro, ò d’argento, ò di latta di Milano, et simili con poca neve, accomodato però in modo, che il detto vasetto entri nella bocca del bicchiere, che col suo fondo


D
tocchi