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16 | TRATTATO |
[versione diplomatica]
me i vapori terrestri, riſoluendoſi in pioggie nella mezza regione dell’aria, ſi gelano talhora per la molta frigidità di quella parte, & ſe ne genera la neue: di modo, che ſon quaſi vn’iſteſſa coſa, l’acqua piouana, & l’acqua ch’eſce della neue: poi che ambedue naſcono d’vn’iſteſſa materia. Ben’è vero, che l’acqua della neue, è alquanto più groſſa, per la denſità, ch’ella hebbe della freddezza dell’aria. la onde l’acqua della neue, non è coſi cattiua come alcuni la fanno, maßime, che molte genti, come i Scithi ordinariamente la beono. Però Hippocrate dice, Vediamo che dalle neui disfatte ſi fanno grandißimi i fiumi, delle cui acque per ordinario, & ſenza alcun danno beono i Contadini. Di queste ſi veggono infiniti in Spagna, & in Alemagna, ma quaſi ſenza numero nelle Indie occidentali, doue i maggiori fiumi ſon quaſi fatti di quelle neui, che distruggendoſi da le più alte montagne calano à baſſo, delle cui acque beono tutti generalmente per non trouarſene d’altra ſorte, quaſi nella ampiezza di tutto quel paeſe.
I Romani tirati dal diletto, & dalla curioſità, beeuano l’acqua, che vſciua dalla neue, la quale colauano per mezzo d’alcune pietre, accioche ſi purificaſſe. Atheneo recita non sò che verſi di Sopita antichißimo Poeta, ne quali dice, che nel ſuo tempo beueano & la neue, & l’acqua che della neue vſciua. Pericrate hiſtoriografo Greco famoſißimo, racconta, che ne ſuoi tempi ſi beuea parimente neue, & non pur nelle Città, ma ne gli eſſerciti. Varrone in vna ſua epistola riprende quei del ſuo tempo, i quali non pure voleuano bere rinfreſcato con neue, mà l’iſteſſa neue. Atrate ſcrittore parimente d’Hiſtorie, fà vna lunga diceria della neue vſata ne ſuoi tempi con molto gusto & diletto. Senofonte, fra le coſe memorabili, che ſcriſſe, fà menzione di molte genti, le quali beueuano non pur la neue, ma continua-
[versione critica]
me i vapori terrestri, risolvendosi in pioggie nella mezza regione dell’aria, si gelano talhora per la molta frigidità di quella parte, et se ne genera la neve: di modo, che son quasi un’istessa cosa, l’acqua piovana, et l’acqua ch’esce della neve: poi che ambedue nascono d’un’istessa materia. Ben’è vero, che l’acqua della neve, è alquanto più grossa, per la densità, ch’ella hebbe della freddezza dell’aria. la onde l’acqua della neve, non è cosi cattiva come alcuni la fanno, massime, che molte genti, come i Scithi ordinariamente la beono. Però Hippocrate dice, Vediamo che dalle nevi disfatte si fanno grandissimi i fiumi, delle cui acque per ordinario, et senza alcun danno beono i Contadini. Di queste si veggono infiniti in Spagna, et in Alemagna, ma quasi senza numero nelle Indie occidentali, dove i maggiori fiumi son quasi fatti di quelle nevi, che distruggendosi da le più alte montagne calano à basso, delle cui acque beono tutti generalmente per non trovarsene d’altra sorte, quasi nella ampiezza di tutto quel paese.
I Romani tirati dal diletto, et dalla curiosità, beevano l’acqua, che usciva dalla neve, la quale colavano per mezzo d’alcune pietre, accioche si purificasse. Atheneo recita non sò che versi di Sopita antichissimo Poeta, ne quali dice, che nel suo tempo beveano et la neve, et l’acqua che della neve usciva. Pericrate historiografo Greco famosissimo, racconta, che ne suoi tempi si bevea parimente neve, et non pur nelle Città, ma ne gli esserciti. Varrone in una sua epistola riprende quei del suo tempo, i quali non pure volevano bere rinfrescato con neve, mà l’istessa neve. Atrate scrittore parimente d’Historie, fà una lunga diceria della neve usata ne suoi tempi con molto gusto et diletto. Senofonte, fra le cose memorabili, che scrisse, fà menzione di molte genti, le quali bevevano non pur la neve, ma continua-
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