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cagioni di questo errore. Ma io non vo’ considerar questo; chi sia, dico, che meriti d’esserne scusato o no; ma io considero quello che sta bene. Ma gli ordini, tornando, che v’erano delle donne mal disposti, siccome io ho detto innanzi, non pure generavano in quel governo una disconvenienza grande, secondo la considerazione, dico, stessa del governo; ma di poi vi facevono gli uomini molto intenti alla roba.

Conciossiachè oltre agli predetti errori, si potrebbe ancora accusargli di quello della disuguaglianza che v’è delle possessioni; che a certi accade d’averne pur assai, e ad altri molte poche. Onde gli terreni vi son divisi in pochi. E ciò fu mal provisto per legge, che vietò, chè non si potesse nè comperar, nè vendere (e ciò fu bene ordinato), ma che e’ fosse ben lecito a chi ben venisse di lasciare, e di donare il suo patrimonio. Ma per questa via, e per quella ne riesce il medesimo effetto.

Ed è intervenuto per quegli ordini, che delle cinque parti del lor tenitorio, le due ne son pervenute nelle donne, e mediante i lasci stati lor fatti, e mediante le doti grandi che si danno loro. Ma egli era me’ fatto, o che e’ non fosse permesso, che e’ si desse dote alcuna; o poche o mediocri. Ed oggi v’è lecito donar per via di testamento il suo a chi ti pare; e benchè un muoia senza constituire erede, e’ può nondimanco donare il suo a chi e’ vuole. Di qui è nato, che essendo già quella provincia solita a poter nutrire mille cinquecento uomini d’arme, e trentamila fanti; oggi in tutto ella non ne può nutrir mille.

E la prova ha mostrato chiaro, che tale ordine vi sta male; perchè quella città non ha potuto sopportare una ferita sola; ma per il poco numero d’uomini v’è rimasa spacciata. È chi dice, che a’ tempi dei primi re e’ detton la civiltà a molti; acciocchè e’ non vi fosse poco