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libro secondo — cap. iv. 61

magistrato; e che i principali vi si dien secondo la grandezza del censo. — Falla ancora potenza di pochi l’elezion del senato, perchè tutti l’eleggono per necessità; ma eleggon del primo censo tanti: dipoi del secondo altrettanti ai primi. E così fanno di quei del terzo censo, eccetto che e’ non è necessario, che e’ vi elegghino quei del terzo e quarto censo. Ma del quarto, chi elegge i magistrati, solamente può elegger di quei, che sono del primo, e secondo censo. E dipoi dice, ch’e’ si debbe di tutti i censi metterne ad elegger tanti, che sien pari di numero per ciascuno; onde avviene che più, e più potanti saranno quei, che sieno del censo maggiore; imperocchè della plebe certi non eleggono, perchè e’ non è di necessità. — E di qui è manifesto, che tal repubblica conviene, che sia un misto di stato popolare, e di potenza di pochi. Il che si vedrà per le cose da dirsi, quando ei si farà di tal modo di governo considerazione. Evvi ancora pericoloso l’ordine circa il fare dei magistrati, che e’ sien creati da uomini scelti: imperocchè se alcuni vorranno star saldi, e che non sieno però troppo di numero, sempre avverrà, che l’elezione vi si faccia a lor modo. La repubblica adunque, che è scritta nelle leggi, sta sicome io ho detto. =


CAPITOLO V.


la repubblica di falea.


Ma Trovansi ancora altri modi di governi, parte introdotti da uomini senza lettere, e parte introdotti da filosofi, che sono stati uomini civili. I quali tutti modi s’appressan più a quei, che sono stati, e che si veg-