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degli editori. vii

pagno dei giuochi di Filippo, poi mio amico, e finalmente precettore di suo figlio. In appresso. Aristotile fu intrinseco di Ermia, tiranno d’Atarnea, nell’Asia minore, e quando fu chiamato da Filippo per dar perfezione alla educazione di Alessandro, si trovò, in età di quarant’anni, e per sette od otto anni alla fila, nel centro e nel secreto delle cose più rilevate del suo tempo; la lotta di Filippo contro la Grecia, l’assunzione del suo giovane allievo al trono, e gli apparecchi della spedizione che dovea recar e a distruzione l’impero persiano. Aristotile pertanto fece una gran parte della sua vita nelle corti, e gli venne fatto di vedere in viso gli affari. Pare che egli stesso vi mettesse mano. È fama che fosse incaricato dagli Ateniesi d’una missione diplomatica presso l’antico compagno della sua fanciullezza, ed egli diede leggi a Stagira sua patria; onde, senza lasciare d’esser filosofo, Aristotile fu quasi sempre un personaggio politico. Anche Platone aveva fatto per alcun tempo tal personaggio, e aveva meditato, a pro dei popoli, nobilissimi disegni che Dionigi rifiutò, e Dione non potè avverare. Ma questo contatto degli affari aveva avuto poca influenza in Platone; ne ebbe molta in Aristotile, il quale, ringrandendo forse l’importanza dei fatti, come fanno volentieri i più degli nomini di stato, non seppe sempre risalire troppo in su verso la loro origine, e si contentò di tratteggiarne il quadro fedele invece di giudicarli in nome dei principj della giustizia e della ragione.»