|
libro primo — cap. vii. |
35 |
cose, dico, che nascono dalla terra, o da cose, che sien della terra. Le quali se ben sono senza frutto, nondimanco elle sono utili. Nel quale genere sono i boschi da tagliarsi, e tutta l’arte dei metalli; la quale comprende molti modi, essendo dentro alla terra molte sorti d’essi. — Di ciascuna delle quali cose in generale ancora se ne è detto al presente. Ed a volere in particolare esaminare questa materia con diligenza, gioverebbe per chi volesse mettere in atto tali esercizî, ma ei non porta il pregio di consumarci più tempo. Questo basti dire, che infra gli esercizî quegli sono artificiosissimi, dove ha poco luogo la fortuna; e meccanichissimi quegli, dove il corpo troppo s’imbratta; e servilissimi, dove per lo più s’adopera la persona; e vilissimi quei, dove si scorge poco di virtù. — Ma perchè di tali cose è stato scritto da certi, infra i quali fu uno Carete da Pario, ed Apollodoro da Lemno, che dell’agricoltura trattarono nei loro scritti, e della nuda, e della vestita; e il simile è stato fatto da altri; però di tali considerisi mediante gli scritti loro da chi ha voglia di saperne i particolari. E oltre di questi legghin questi tali ciò che di tali cose è stato detto in più luoghi, e in più tempi; mediante i quali precetti è accaduto ad alcuni di diventar ricchi. E tali precetti è bene di mettergli insieme, perchè e’ giovano assai a chi ha in pregio la ricchezza; come fa il modo usato da Talete da Meleto. E tale invenzione fu buona per far denari, ancorchè a lui ella fusse attribuita per via di sapienza: e fu questo un certo universale così fatto, essendo stato, dico, rimproverato a costui lo studio della filosofia, come cosa disutile, per essere ei povero. Si dice, che per via d’astrologia e’ previde un anno, che aveva ad essere una grande abbondanza d’olio nella stagione che ancora era dell’invernata; onde, ragunata insieme poca quantità