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libro primo — cap. v. 27

altri servigi. Se egli è vero adunque, che la natura non faccia cosa alcuna nè imperfetta, nè indarno: conseguita però di necessità, che ella abbia fatto tutte le cose sopraddette per l’uomo. Onde l’arte della guerra in certo modo è per natura compresa sotto l’arte dello acquistare. Conciossiachè l’arte predatoria sia parte di essa arte da guerra. La quale arte si debbe usare inverso gli animali selvatici; e inverso quegli uomini, i quali, per natura essendo stati fatti per servire, non vogliono stare sottoposti: come se tal guerra fosse giusta naturalmente. Vedesi adunque, che una specie di possessione, che è naturale, viene sotto il governo dalla casa; ed è parte sua: la quale specie di possessione bisogna, o che innanzi sia preparata, ovvero che il governo di casa la procacci. — Il quale acquisto, o tesoro debbe essere tanto, che basti alla necessità del vivere; e che sia utile alla civile compagnia: od a quella della famiglia. E tal ricchezza pare che dalle cose dette si possa procacciare giustamente, imperocchè il bastevole di tal possessione per fine di conseguire la vita beata, non è infinito, siccome disse poetizzando Solone:

Non è alcun fine alla ricchezza posto.

Anzi, dico io, che egli è posto il fine a lei, siccome a tutte le altre arti: non essendo arte alcuna, che abbia i suoi istrumenti infiniti nè per numero, nè per grandezza, e la ricchezza non essendo altro, che un numero di istrumenti, che servono alla casa e alla città. È manifesto adunque, che il governo civile, e quello della famiglia ha un modo di possedere, che dalla natura è stato trovato pei governatori della casa, e della città; ed essi detto la cagione.