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20 trattato dei governi

facendo questi robusti per le fatiche necessarie, e quegli diritti, ma disutili a tali esercizj, ma ben utili per gli esercizj della vita civile, il quale esercizio civile si divide in quel della guerra, e in quel della pace. — È ben vero, che talvolta intervien l’opposto, che i servi, cioè, abbin corpi da liberi, e quegli abbin l’anima: questo ben manifestamente si vede, che dove gli uomini avanzan l’un l’altro tanto nel corpo solo, quanto si dice, che gli dei nella bellezza avanzano gli uomini, niuno è in tal caso, che non confessi, che e’ non sia ragionevole, che lasciati così indietro agli avanzatili, non dovessero esser soggetti. Ora se tale determinazione si verifica nel corpo, quanto più giustamente si verificherà ella nell’anima? Ma la sua dignità, e bellezza non è già sì agevole a scorgersi, quanto è quella del corpo; onde si può conchiudere, che certi siano da natura liberi, e certi servi, ai quali sia utile, e giusto l’esser soggetti. —


CAPITOLO IV.


della servitù e del servo, ch’ei si danno in due modi..


Ma e’ non è ancor difficile a considerare, che chi tiene la posizione contraria, in un certo modo non tiene il falso, con la distinzione, cioè, del servire e del servo, conciossiach’ei, si dia il servo e la servitù per legge: essendo la legge una certa convenzione, mediante la quale si dice, che le cose vinte in guerra debbino esser dei vincitori. Questo giusto adunque molti tengono per iniquo, non altrimenti che un oratore, che persuada cose ingiuste: come se e’ fosse cosa acerba, che e diventasse