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libro primo — cap. iii. 19

che tali imperi sono naturali. E medesimamente, ch’ei giova al corpo l’esser comandato dall’anima. E alla parte appetitiva, che è intorno agli effetti, l’esser comandata dalla mente, e dalla parte, che ha in sè la ragione. E che quando ei vi si trova l’impero scambievole, o a rovescio del primo, che ciò nuoce ad ambe le parti. — Questa medesima considerazione si può di nuovo fare nell’uomo, e negli altri bruti animali; dove i mansueti, e dimestichi sono per natura migliori degli salvatichi: ad ambedue i quali nondimeno è più utile l’esser comandati dall’uomo: che così invero conseguiscon eglino la loro salute. Ancora si può considerare nel maschio, e nella femmina, che per natura l’uno è migliore, e l’altro peggiore; e che l’uno è per natura principe, e l’altro soggetto. — E questa medesima considerazione per necessità conseguita a farsi in tutti gli uomini universalmente. Dove adunque si scorge tanta differenza infra loro, quante è infra l’anima e il corpo, e infra l’uomo e la bestia (e in tal differenza stanno tutti quegli, l’opera de’ quali serve all’uso del corpo; e dove tale opera è l’ottima, che da lor si faccia) questi tali per natura son servi, e a tali è più utile lo star sotto l’impero signorile; posto ch’ei sia utile ai di sopra detti racconti; che invero quegli è per natura servo, che può esser d’altrui, e però chi è servo, è d’altrui. E medesimamente è d’altrui chi partecipa di ragione infino a tanto, che ei la senta, ma che non l’abbia in sè stesso; perchè gli altri bruti non sentono la ragione, ma servono interamente agli affetti. — Oltra di questo l’utile, che si trae dalle bestie dimestiche, e da simili uomini, varia di poco; che ei non serve, per dire il vero, ad altro che alle necessità corporali: la natura stessa questo ci mostra, la qual vuol far differenti i corpi dei liberi da quei dei servi,