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a ricevere instruzione alcuna, nè virtù. Ma tale cagione, perchè verrà ella ad essere più propia della mutazione della republica ottima da lui formata, che dell’altre tutte republiche? E d’ogni altra cosa?
Ancora nel tempo, mediante il quale egli afferma ogni cosa mutarsi, si mutano insieme ancora quelle cose, che insieme non sono cominciate; come è se elle sono un dì innanzi, ch’elle non si mutino, non è per questo, ch’elle non si mutino insieme. Ancora per quale cagione si muta ella nella republica spartana, conciossiachè la più parte degli stati si mutino più spesso nei loro contrarî, che ne’ loro simili. E questo medesimo si dice d’ogn’altra sorte di mutazione, perchè egli afferma dalla spartana lei mutarsi nello stato dei pochi potenti; e da questo nel popolare, e dal popolare nella tirannide. Anzi io, dico, che elle si mutano nel modo a rovescio, verbigrazia dal popolo nello stato dei pochi potenti, e piuttosto in questo, che nella monarchia.
Più oltre della tirannide ei non assegna alcuna ragione, s’ella non ha mutazione; e s’ella l’ha, e’ non la dice; nè in che stato ella si muti. E di ciò è cagione, che e’ non si poteva dire agevolmente, essendo ciò indeterminato; perchè secondo lui e’ bisogna ch’ella si muti nella sua prima republica e ottima; che in tal modo si viene a fare il cerchio continuo. Ma la tirannide si muta ancora in tirannide, siccome fu in Sicione di quella di Mirone, che si mutò in quella di Clistene. E mutasi ancora nello stato dei pochi potenti, siccome fu in Calcide quella di Antileonte. E mutasi nello stato popolare, siccome fu in Siracusa quella di Gelone. E mutasi nello stato degli ottimati, come fu in Sparta e in Cartagine quella di Carilao.
E mutansi ancora gli stati dei pochi potenti in tirannidi, siccome