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16 trattato dei governi

mano, che il governo signorile è una scienza, e che il governo signorile, e quello della casa sono una cosa medesima; e il medesimo hanno stimato del governo regale, e del civile, siccome da principio fu detto. Certi altri hanno detto, che il comandare signorilmente è cosa fuor di natura, dicendo, che la legge è quella, che ha fatto questi servi, e quei liberi: ma che la natura non ha già fatto infra di loro questa differenza: onde conseguitare, che tal modo di signoreggiare non sia giusto, perchè egli è violento. — Con ciò sia adunque che il possedere sia parte della casa, e che l’arte, che è intorno a ciò, sia parte del governo famigliare (imperocchè senza le cose necessarie è impossibile a vivere, e a ben vivere), però interviene, che così come in tutte l’arti determinate vi fa mestieri degli istrumenti proprî a quell’arti, se l’offizio d’esse s’ha a condurre a perfezione, similmente nell’arte famigliare debba esser questo medesimo. Ma infra gli istrumenti, alcuni ne sono con l’anima, ed alcuni d’essa mancano, verbigrazia, del nocchiero il suo istrumento è il timone, che non ha l’anima, ed è ancora colui, che sta a prua, che è animato istrumento: che, a dire il vero, nell’arti il servo si mette nel numero degli istrumenti. Però avviene medesimamente, che la possessione sia uno istrumento, che serva alla vita: e che il possedere non sia altro, che avere assai istrumenti: e per tal verso il servo viene ad essere una certa possessione animata; e ogni servo è quasi uno istrumento sopra tutti gli altri istrumenti. Perchè, a dire il vero, se ciascuno istrumento comandato, o accennato, potesse mettere ad esecuzione il suo offizio, siccome si dice degli istrumenti di Dedalo, e dei treppiè di Vulcano, che Omero finge da loro stessi entrare al ministero divino, cioè, che così e tessessero i pettini, e l’archetto sonasse la citara;