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una tirannide, e il regno, e lo stato degli ottimati le sono contrarî per contrarietà vera di stato. Onde è che gli Spartani rovinarono molte tirannidi, e così li Siracusani in quel tempo che egli ebbero buon modo di vivere.
In un altro modo rovinano le tirannidi da loro stesse, cioè quando li partecipanti nella tirannide sono in parte, come avvenne nella tirannide di Gelone, e oggi in quella di Dionisio. Quella di Gelone rovinò, perchè Trasibulo fratello di Ierone avendo il figliuolo di Gelone indotto per via di piaceri ad acquistarsi popolare grazia, acciocchè egli si facesse principe, e gli amici, e familiari essendosi accozzati insieme, acciocchè la tirannide non si dissolvesse, ma sì Trasibulo, occorse, che gli nimici della tirannide unitisi, avutane simile occasione, gli cacciassino via tutti. E Dione a forza d’arme ne cacciò Dionisio, al quale era ei congiunto per parentado, avendo chiamato il popolo in suo favore, e egli vi restò morto.
Ma essendo due le cagioni principali, onde si congiura contra li tiranni, cioè l’odio, e il dispregio, una delle cose dette è di necessità che sia sempre mai ne’ tiranni. E questa è l’odio. Ma dal dispregio sono succedute molte rovine. E di ciò siami indizio, che tutti quegli, che si sono acquistati quei gradi, la più parte se gli han conservati: e quegli che vi sono venuti per successione, subito (per via di dire) gli perdettero. E la ragione è, perchè essi vivendo lussuriosamente vennero in dispregio dei cittadini, e dettero loro molte occasioni da rovinargli.
L’ira si debbe mettere per parte congiunta all’odio che essa invero è cagione di tali azioni; anzi è molte volte cagione più efficace che non è l’odio, perchè l’ira fa congiurare gli uomini piuttosto, non aspettando tale perturbazione il discorso della ragione. E la contumelia fa sopra ogni altra ragione, che gli uomini seguitino l’impeto