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Tre cose debbe avere chi ha ad essere messo nei primi magistrati d’un governo. La prima è l’amore inverso di tale governo; di poi l’autorità grande da potere esercitare le faccende appartenenti a tale magistrato; la terza è virtù, e giustizia conveniente a quel modo di vivere; perchè se la giustizia non è una medesima in ogni stato, egli è però di necessità ch’ella abbia più differenze. Ma egli è dubbio, quando tutte le cose dette non si ritrovano in un cittadino, qualmente s’abbia di loro a fare elezione. Verbigrazia, s’e’ fusse uno atto ad essere capitano d’eserciti, ma di cattivi costumi, e non amico di quello stato, e dall’altro canto se fusse un cittadino buono e dello stato amico, a chi si debbe di loro dare l’amministrazione degli eserciti?

Pare ch’e’ si debba in tale caso avere l’occhio a due cose, cioè, che cosa sia di che più si ritrovi in ogni uomo, e che cosa di che si ritrovi manco. Onde con tale regola si avrà piuttosto in eleggere un capitano d’eserciti a pigliare l’esperienza dell’arte militare, che la bontà, perchè di tale arte son meno quei che ne sanno, che non sono li tenuti buoni comunemente. Il contrario si debbe osservare in eleggere chi guardi li tesori publici, perchè in tal guardia è