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ogni volta che dai magistrati non si tragga utile, perchè li poveri in tal caso non ne vorranno per non v’essere utile, ma piuttosto vorranno attendere alle propie faccende, e li ricchi gli potranno esercitare per non aver bisogno di trarre utilità dal comune. Onde egli interverrà ai poveri di diventare ricchi per potere attendere alle propie faccende, e alli nobili di non essere governati dai cittadini deboli.

Quanto al guardare che il publico non sia rubato, facciasi il conto de’ danari in presenza di tutti li cittadini, e riponghinsi le cedole contrascritte nelle compagnie e nelle tribù e negli ordini. Quanto che i magistrati non sieno d’utile è da fare per legge, che gli onori si dieno ai cittadini, che si portino bene. Debbesi ancora negli stati popolari risparmiare i ricchi, non tanto col non fare comuni i lor beni, ma ancora col non fare comuni i loro frutti (la qual cosa in molti stati avviene, che e’ non se n’accorgono), anzi è meglio proibire loro ch’ei non faccino, quando e’ volessino, certe spese grosse e senza utilità; com’è feste, e giuochi, e altre simili cose.

E negli stati stretti si debbe tener cura dei poveri, e dar loro dei magistrati, onde egli abbino a trar frutto, e intervenendo, che un cittadino ricco facesse loro ingiuria, in tal caso si debbe punirlo più acerbamente, che se egli avesse ingiuriato un altro di loro. Nè le eredità si debbono poter lasciare per via di donagione, ma per via del sangue in chi elle pervengono. Nè uno debbe potere ereditarne più d’una; chè in tal modo le facoltà vengono ad essere più pareggiate, e dei poveri in tal modo più parte può diventar ricca.

Giova nello stato popolare e in quel dei pochi potenti distribuire ugualmente gli onori, o i primi gradi d’onore commettere a chi è meno partecipe di quel governo, cioè nel popolare stato commettergli

no match

ai ricchi; e in quel dei pochi ai poveri, eccetto che quei magistrati, che hanno in mano il nervo della republica, perchè tali si debbono dare solamente1 a chi è fedelissimo di quello stato, o a più d’uno, che sien tali.


  1. Aux citoyens qui jouissent des droits politiques.