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loro vicini, la più parte d’essi restarono da loro rovinati. Negli stati stretti le sedizioni, che vi si fanno, nascono dai più, i quali vi si tengono ingiuriati per non avere il pari, essendo pari siccome io ho detto innanzi. E negli stati popolari ve l’eccitano i nobili, quando egli hanno quanto gli altri, ed a loro pare essere da più.

Fanno ancora le città alcuna volta sedizione mediante i siti, cioè quando il luogo non è bene dalla natura situato per fare una sola città, come avvenne ai Clazomenî, che abitavano sopra Citro con gli altri popoli della isola, e come a quei di Colofone con li Notî. E in Atene interviene ancora che li cittadini non vi sono simili, perchè cittadini più popolari sono quei, che abitano il Pireo, che quei che abitano la città. Finalmente come nelle guerre i transiti delle fosse, avvenga che piccioli, vi rompono le squadre; similmente in una città ogni differenza pare che vi faccia dissensione. E di ogni altra grandissima è forse quella, che vi fa la virtù, e il vizio, e dappoi la ricchezza e la povertà, e così ve n’è una più dell’altra, infra le quali una è

no match

la detta.



Fannosi adunche le sedizioni non per conseguire cose piccole, ma ben da piccole cagioni, e fannosi per fine di conseguire cose grandi. E le piccole ancora pigliano gran forza, quando elle sono infra i cittadini principali, siccome avvenne in Siracusa anticamente, dove si mutò lo stato per cagione di due giovanetti, i quali, essendo in magistrato, ebbon disparere per cagione di lite amatoria, perchè essendo ito l’un fuori, l’