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Argo e in Atene. Ma ei sarebbe stato meglio avere provisto da prima nella città, che li cittadini non vi fussino venuti sì grandi, che, poi che e’ gli avevano lasciati venire, avervi voluto porgere rimedio. Per la paura vengono a sedizioni quei che han fatte l’ingiurie, temendo di non avere a pagare la pena. E ancora vengono a sedizioni quegli, che debbono essere ingiuriati, volendo essere i primi a far l’ingiuria; siccome accade in Rodi, dove li nobili conspirarono contro al popolo per le accuse state loro messe addosso.
Per il dispregio ancora si contende, e congiurasi contra gli stati, siccome avviene in quei dei pochi potenti, quando gli esclusi dalla republica sono di più numero, che ciò dà loro speranza d’essere più potenti. E negli stati popolari vi muovono tumulti li cittadini ricchi, spregiando il cattivo ordine, e il mancamento dei magistrati, come avvenne in Tebe dopo la giornata fatta negli Enofiti; dove lo stato popolare rovinò per il male ordine di governo. E il medesimo avvenne di quello dei Megarensi, essendovisi dissoluto lo stato, per non v’essere più ordine nè magistrati, che lo reggessino. E come avvenne in Siracusa innanzi alla tirannide di Gelone. E come in Rodi fe’ il popolo innanzi che li nobili insurgessino contra di lui.
Mutansi ancora gli stati per gli accrescimenti, che fuori di proporzione si fanno in una città. Perchè così come il corpo è composto di parti, e debbe pigliare l’augumento, che sia moderato, acciocchè e’ vi resti la proporzione delle membra, perchè altrimenti e’ verrebbe a guastarsi, quando, cioè, uno piè vi fusse di quattro cubiti, e il resto del corpo fusse due spanne; e alcuna volta ancora e’ potrebbe l’animale trapassare in figura d’un altro, quando non pure mediante la quantità, ma mediante la qualità e’ crescesse fuori della sua proporzione debita; così la città ancora ella è composta