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quegli perchè s’e’ sono in qualche cosa inuguali, e’ si credono, e pare loro ragionevole d’essere inuguali per ogni conto.

Onde avviene che due stati massimamente si creano nella città, cioè il popolare, e quel dei pochi potenti; conciossiachè la nobiltà, e la virtù sia in pochi, e quelle altre due qualità si trovino in molti. Che, per dire il vero, de’ nobili e dei virtuosi in nessun luogo se ne ritrova cento; e dei ricchi più assai in molti luoghi. Ma e’ non è bene ordinare il giusto per via dell’una o dell’altra parità assolutamente. E questo si vede certo per gli eventi, conciossiachè e’ non si vegga nessun tale stato durabile; e di ciò è cagione, che egli è impossibile cosa, dopo il primo errore, e nel principio commesso, non dare di cozzo nel fine in un altro male. Laonde fa di mestieri d’usare la parità numerale, e quella che è secondo la proporzione.

E contuttociò il popolare stato è più sicuro di quello dei pochi potenti, e manco alle sedizioni sottoposto, perchè nello stato dei pochi potenti v’è due discordie. Una, che è infra loro che governano, e l’altra, che è infra loro e il popolo. Ma nel popolare v’è solamente quella, che è infra ’l popolo e i grandi. Ma di discordie, che sieno di valore infra ’l popolo stesso, poco o niente si trova. Oltra di questo lo stato dei cittadini mediocri è più vicino al popolare, che ei non è a quel dei pochi potenti, il quale stato dei mediocri è infra tutti gli altri ilpiù sicuro.


Ma perchè noi consideriamo, onde le discordie naschino e li mutamenti degli stati; però è da pigliare in universale primieramente li principî, e le cagioni di tali accidenti, i quali principî e cagioni sono quasi tre a novero per via di dire, le quali voglio io innanzi tratto così in figura