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popolare, ed a quel dei pochi, essendo invero la republica un misto d’amendue questi stati. Hanno costumato gli altri di chiamare republica quegli stati, che inchinano al popolo, e ottimati quegli che inchinano più alla potenza dei pochi potenti, per conseguitare l’erudizione, e la nobiltà maggiormente alli ricchi. Ancora perchè e’ pare che li ricchi abbino di quelle cose, per il conquisto delle quali fa l’ingiuria chi la commette; onde è, che tali cittadini sono chiamati e buoni, e onesti, e nobili.
Essendo vero adunche, che lo stato ottimate voglia distribuire gli onori ai cittadini buoni per via della eccellenza della virtù; e da molti essendo affermato, che gli stati de’ pochi potenti sono composti più di cittadini buoni e onesti, che li popolari: ed essendo impossibile cosa, che una città, che abbia dello ottimate governo, non sia ripiena di buone leggi, e che e’ ne sia ripiena chi ha governo cattivo; e medesimamente essendo impossibile, che la città, che non ha buone leggi, abbia stato da ottimati; nè le buone leggi essendo ancora dove elle sono bene poste, ma non già ubbidite; e però è da stimarsi una sorte di buona constituzione di leggi essere quella, che fa, che e’ s’ubbidisca alle leggi poste, e l’altra essere dove le leggi, che s’usano in quegli stati, veramente sieno buone; conciossiachè e’ si possa ancora ubbidire alle leggi, che sono buone, e che sono mal poste. Ma che le leggi sieno poste bene interviene in due modi, cioè o essendo le leggi buone quanto patisce quel suggetto, o essendo buone assolutamente.
E lo stato degli ottimati pare che sia propiamente dove gli onori sono distribuiti alla virtù, conciossiachè il termine di tale stato sia la virtù, e dello stato dei pochi potenti sia la ricchezza, e del popolare sia la libertà. E quanto al valere negli stati quello, che pare alli più, ciò