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o perpetuamente o scambiandosi. Restaci a dire di quelle parti che nuovamente si sono messe in campo, e tali sono la consigliativa parte, e quella, che rende ragione, e che fa il giusto infra li litiganti. Se tali cose adunche debbono essere nelle città, e s’elle v’hanno a stare rettamente e con giustizia, egli è di necessità che e’ vi sia chi partecipi della virtù civile.
Tutte l’altre facultà adunche pare che possino essere in più; e’ pare cioè, che li medesimi possino essere soldati, e contadini, e artefici, e oltra di questo che e’ possino consigliare, e giudicare. È ancora vero, che tutte queste parti s’attribuiscono la virtù, e le più si stimano essere atte al governo. Ma e’ si niega bene, che li medesimi possino essere poveri e ricchi; onde massimamente parti d’una città si debbono dire che sieno li ricchi e li poveri. E oltra di questo, perchè il più delle volte questi sono assai, e quei pochi, perciò pare che nella città sieno due parti contrarie, onde interviene che li stati s’assettano secondo la prevalenza di queste due. E di due sorti stati pare invero che si dia, cioè il popolare, e quel dei pochi potenti.
Innanzi adunche s’è detto, ch’ei sono di più sorti stati, ed èssì detto la cagione; al presente vo’ io dire, che e’ si dà più sorti di stato popolare, e di stato di pochi potenti. E che ciò sia, è chiaro per le cose dette, cioè perchè egli è di più fatte popolo, e di più fatte nobili: come verbigrazia del popolo n’è una parte di contadini, un’altra d’artefici, un’altra di mercanti, i quali attendono a comperare, ed a vendere, un’altra di ciurma navale. E questa si divide in chi fa il soldo, in chi fa il mercante, in chi naviga, e in chi attende a pescare. Chè in molti luoghi è assai gente così fatta, siccome è in Taranto e in Costantinopoli, dove è assai pescatori; e in Atene assai che attendono a navigare, e in Egina, e in Scio assai