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ordinazione sopra li magistrati. La quale ordinazione da ogni città si distribuisce o col rispetto della potenza dei partecipanti nello stato, o col rispetto d’una certa qualità: io dico, o dei poveri, o dell’uno e dell’altro insieme. È pertanto di necessità, che tante sieno le specie degli stati, quanti sono gli ordini che si danno per via d’eccellenza, e per via della differenza di esse parti.

Le quai differenze massimamente a due si possono ridurre, come ancora si dice dei venti che alla tramontana, e all’austro ridurre si possono; essendo tutti gli altri trapassamenti di questi due. Così infra gli stati due massimamente sono li principali, il popolare cioè, e quel dei pochi potenti; imperocchè l’ottimate stato si può mettere infra le sorti dei pochi potenti, come quello ch’è un certo stato di pochi. E parimente lo stato detto col nome comune di republica si può mettere infra i popolari, siccome ancora infra i venti il zeffiro si può mettere infra i tramontani, ed euro infra i mezzigiorni. Questo medesimo avviene ancora (come certi dicono) nelle armonie, che quivi similmente pongono due sorti d’esse per principali; la dorica, dico, e la frigia, e l’altre tutte ordinazioni d’armonie si riducono o all’una, o all’altra. Così adunche è stimato che stia la cosa negli stati.

Ma il modo come gli ho io divisi è migliore, e più vero: cioè che essendo un modo solo, o due di stati buoni, gli altri tutti sieno trapassamenti, e errori di questi; quei, dico, della bene composta armonia, e questi della ottima republica. E chiamo stati di pochi potenti quei, che sono più intesi, e che più hanno del signorile. E popolari quei che sono più rimessi, e che più hanno del

no match

molle.