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buona musica, e dei buoni numeri; e non solamente del comune piacere, che di lei hanno ancora certi altri bruti animali, e assai numero di gente servile e fanciullesca.

E per li miei detti è ancora manifesto quali instrumenti si debba usare, imperocchè nè li flauti si debbon torre per farvi dentro disciplina, nè altro instrumento artificioso come è la citara, o se altro n’è simile. Ma tutti quegli che possono far virtuosi gli uditori d’essi, o nella erudizione musicale, o in altra. Oltra di questo il flauto non ha il morale, ma piuttosto l’incitativo a ira, onde e’ si debbe usarlo in quei tempi, ne’ quali la considerazione di tal suono richiede piuttosto purificazione, che disciplina. Anzi vo’ io aggiugnere questo, che tale suono del flauto fa il contrario, che non è il partorire erudizione, perchè egli impedisce l’uso della ragione; perciò gli antichi convenientemente vietarono l’uso di lui alli giovani e alli uomini liberi, sebbene imprima ei l’avevono usato.

E questo nacque, perchè essendo eglino divenuti più oziosi mediante le ricchezze, e più animosi alle virtù, e innanzi, e dopo la vittoria contro li Medî ricevuta, avendo conceputo di sè maggiore cose, cominciarono però, dico, a trattare ogni sorte di musica senza fare di nessuna giudizio, ma solamente con ricercare il piacere da tutte; per questa, dico, cagione introdussero eglino la musica de’ flauti. Di che n’è esempio, che in Sparta un certo capo del coro egli stesso messe in atto tale musica; onde poi in Atene l’uso d’essi vi venne in consuetudine, che quasi la maggior parte degli uomini liberi gli volsono usare. Questo ci si manifesta per la tavola, che pose Trasippo, quando ei fu capo del coro per la tribù Effrantide.

Ma tal musica fu dappoi riprovata dalla stessa esperienza quando e’ seppono me’ giudicare quelle cose, che tendono alla virtù; e quelle che non