Pagina:Trattato de' governi.djvu/21

2

darne alcuno scontento, che l’offerisca quel tanto che per lui si puote, in guisa di quel primo ed invittissimo Cesare, il quale, trapassando l’Alpi che dalla Italia dividono la Francia, lodò estremamente, e accettò con amica voglia da uno, che in quel luogo poveramente l’avea raccettato, tutto quello, che innanzi gli fu posto a mangiare; avvenga ch’ei fosse in tutto dispiacevole al gusto. Questo mio disegno di mandare a Vostra Eccellenza questa opera è ancora stato aiutato da un pensiero, che m’è venuto nell’animo; e tale è, che convenientemente sia indiritta al principe e governatore della patria mia una facoltà, che tratta di tutti i governi, escogitata dal principe e dal maestro di tutti gli altri, che per via naturale hanno insegnato agli altri uomini: e che perciò ella non debba essere a sdegno di vedersi da Vostra Eccellenza nè da qualunque altro principe si ritrovi, o governatore di Stati: ancora che a Vostra Eccellenza per la cognizione di essa non faccia in tal lingua di vederla mestieri, essendo ella di tai materie benissimo istrutta e per via della latina, e per via della greca lingua. Ma ritornando all’incominciato discorso dico, che sebbene in queste faccende, che riguardano l’azione e i particolari, molto più ne sono periti coloro, che l’esperimentano, di quegli, che solamente ne posson fare con la mente esaminazione, con tutto ciò ch’e’ non interviene, che più attentamente di loro non possa farne giudizio chi ha la notizia paticolare, e l’universale accozzata insieme: io voglio dire: che molto meglio saprà trattare di questa materia chiunque, oltre alla pratica, che egli ne abbia, di più avrà aggiunta l’universale scienza; non altrimenti che s’intervenga nei medici, infra i quali sempre migliori sono stati tenuti quegli, che hanno esperimentato l’arte del medicare, e che di più hanno dei loro medicamenti saputo rendere ragione, che non sono