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che si concitano nel pianto. Debbono ancora gl’instruttori d’essi considerare sì ogni altra loro educazione, e sì avvertire, che essi non conversino coi servi, imperocchè in tale età, e insino a sette anni conviene, che e’ si nutrischino in casa.
Onde fa di mestieri, che tali sian rimossi dal non vedere, e dal non udire cose che non sieno da liberi uomini. In somma si debbe della città scacciare al pari d’ogni altro vizio quello del parlare disonesto, imperocchè dal dirsi comunche uno vuole le disonestà, ne conseguita appresso il farle. E ciò soprattutto si debbe avvertire nei giovani, che e’ non odino, o dichino cosa alcuna simile; e se pure alcuno d’essi contraffacesse o nelle parole, o nei fatti ad alcuna simile cosa, in tale caso chi è libero, se egli non è ancora stato chiamato con gli altri ai conviti, sia proibito di tale onore, e di più sia battuto nella persona; e chi è maggiore per età sia notato d’infamia servile, per avere commesso un peccato da servi.
Ma avendo noi vietato, che e’ non possa dire cosa alcuna brutta, è manifesto che noi vietiamo ancora, che e’ non si possa vedere dipinture, nè spettacoli disonesti. Faccino pertanto diligenza li magistrati, che nella città non sia nè statua, nè dipintura, che cose brutte v’appresenti; eccetto che in certi Dii, ai quali la legge concede la disonestà; appresso dei quali permetta la legge che e’ possino sacrificando onorargli, quando e’ sieno uomini fatti per loro, pe’ figliuoli, e per le moglie.
Debbesi ancora provvedere per legge, che li giovani non possino andare a vedere recitare poesie di Iambi, nè di comedie, prima ch’e’ sieno venuti in età, nella quale e’ possino essere invitati insieme con gli altri a cenare; e che la buona instruzione che egli hanno, gli possa conservare dalla ebrietà, e da tutti simili inganni.
Ora adunche ho io voluto questa materia scorrerla alquanto,