Pagina:Trattato de' governi.djvu/173

ancora ella ha il termino prescritto nella sua grandezza, non altrimenti che avvenga di tutti gli altri animali, delle piante e d’ogni altro istrumento; ciascuno dei quali se sia troppo piccolo, o troppo grande, non manterrà la sua virtù, ma o sarà in tutto privatone, o egli l’arà debolmente. Come sarebbe verbigrazia una nave, che fusse grande una spanna, non sarebbe nave, nè parimente un’altra, che fusse grande due stadi. Ma quando ella sarà constituita in qualche grandezza, o ella andrà ora male sopra’l mare per essere troppo piccola, o ella v’andrà ora male per essere troppo grande.

E il medesimo intervien della città, perchè la composta di troppi pochi non è sufficiente, e la composta di troppi ha la sufficienza delle cose necessarie come provincia, ma non come città: perchè e’ non è agevole a darle forma di stato. Imperocchè chi sarebbe mai capitano a guidare alla guerra un siffatto numero d’uomini? O chi sarebbe banditore quivi, s’ei non fusse simile a Stentore? Però fa di mestieri che la prima città sia composta di tanto numero, che principalmente serva al bene vivere della civile compagnia. È ben possibile, che maggiore città sia quella, che avanzi questa siffatta per numero; ma ei non s’ha già a ire in infinito crescendo. Ma qual debba essere il termino di questo eccesso è agevole a comprenderlo per le stesse azioni, perchè l’azioni d’una città sono ora di chi è in magistrato, e ora di chi è sottoposto: e il giudicare, e il comandare è l’uffizio di chi è in magistrato. Ma per giudicare con giustizia, e per distribuire i magistrati secondo i meriti dei cittadini è uopo di conoscere l’un l’altro; cioè di che qualità sieno li cittadini. Ché dove una tale cosa non interviene, è forza che la parte intorno al giudicare, e intorno al distribuire i magistrati vi stia malamente; perchè e’ non è ragionevole, che intorno all’