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150 trattato dei governi

giudizio di chi stima ogni imperio per violento, perchè e’ non è men differente l’imperio sopra gli uomini liberi da quello che è sopra li servi, che sia differente il libero per natura dal servo per natura. Ma di tal materia è stato determinato a sufficienza nei primi discorsi. Ma il volere piuttosto lodare lo starsi che l’operare, è ben falso; conciossiachè la felicità sia una operazione. Oltra di questo l’azioni dei giusti, e delli temperati hanno per fine molte cose oneste. – E forse qui, fattasi da me simile determinazione, potrebbe sospettare uno, che e’ fusse cosa ottima l’essere padrone d’ogni uomo; perchè in tal modo sarebbe uno signore di far cose onestissime e giuste. Per la cui cagione non dovere uno, che li ne sia porto occasione d’essere sopra gli altri, lasciarla al compagno, anzi piuttosto togliernela; nè il padre dovere lasciarla al figliuolo, nè il figliuolo al padre, nè insomma l’amico dovere avere rispetto all’altro amico, nè di ciò tenere alcuno conto. Perchè l’ottimo è cosa desiderabilissima, e il ben fare è cosa ottima. – E questo sarebbe forse vero, se e’ restasse in chi usurpa gli imperî, e in chi forza gli altri a stare sottoposti, quella cosa che infatto è ottima; ma e’ non è forse possibile che ella resti in loro. Ma fassi qui un presupposto falso, conciossiachè e’ non sia lecito a un tale di operare cose oneste, se già e’ non è tanto sopra gli altri per virtù, quanto è l’uomo dalla donna, o il padre dai figliuoli, o il padrone dai servi. Onde chi trapassa il segno nel voler dominare a chi non si conviene, non può mai tanto correggere un simile errore dappoi col bene fare, che e’ non sia maggiore il peccato; perchè l’onesto, e il giusto è infra li simili, e infra quegli che scambievolmente comandano. E questo è pari e simile. Ma il non pari al pari, e il non simile ai simili è cosa fuori di natura, e nessuna cosa è