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con gli altri, o piuttosto la solitaria, e la disgiunta della civile compagnia. Oltra di questo che modo di governo si dovesse fare, e qual s’avesse a chiamare disposizione ottima d’una città, posto che ogni uomo, o la più parte, se non tutti, confessassino per miglior vita quella, che conversa con gli altri nella città. Ma perchè tal considerazione s’appartiene all’uomo civile, e non quella, che considera dei particolari, ed io al presente altro non vo cercando, perchè quello sarebbe fuori di proposito, e questo è conveniente alla dottrina proposto, però dico che republica ottima fia quella senza alcun dubbio, mediante gli ordini della quale ciascuno vi viverà felicemente, e porteravvisi bene. Ma e’ si dubita da chi mette la vita desiderabilissima essere quella, che è mediante la virtù, se la vita dell’uomo civile, e attiva sia più desiderabile di quella che è separata da tutte le cose esterne: e che si chiama contemplativa, e che sola è stimata degna da filosofi. Che e’ pare quasi, che queste due vite sieno state elette sempre, e nei passati, e nei presenti tempi da quegli, che ardentemente aspirano alla virtù. Io chiamo queste due vite la civile e la filosofica.
E non già poco importa a sapere, dove stia la verità di tal dubbio, perchè e’ debbe l’uomo, che è prudente, indirizzare al miglior segno ciascheduno in particolare, e la republica universalmente. È chi stima che il governare, e il signoreggiare altrui, quando egli è fatto violentemente, sia accompagnato da una somma ingiustizia, ma quando egli è fatto civilmente, che e’ manchi bene d’ingiustizia, ma che e’ sia contuttociò ad impedimento al bene essere, e alla tranquillità della vita. Queste cose all’incontro certi l’intendono tutte altrimenti, ed affermano essere proprio dell’uomo la vita attiva e civile; soggiungendo li privati non poter maggiormente esercitare