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libro terzo — cap. xi. 133

giudichino o interamente, o bene, debbesi ei qui preporre un uomo, che sia ottimo, o molti? Chè oggidì è usato che gli uomini convenendo insieme, rendino ragione; e giudichino, e consiglino; e li giudizj tutti sono intorno ai particolari. È adunche forse un sol giudice (e sia chi e’ si vuole) peggiore che li più, comparato con loro: e la città è composta di molti. E così come un convito, dove molti portino qualcosa è più bello di quello dove porti un solo, perciò si può dire che e’ giudichino meglio assai uomini che un solo: e sia chi e’ si voglia. — Oltra di questo gli assai sono meno corruttibili, e non altrimenti che l’assai acqua; così un gran numero è meno corruttibile d’un poco. E dove uno è vinto dall’ira, o da altra perturbazione simile, è di necessità che e’ vi sia corrotto ancora il giudizio. Ma nell’assai numero, a volere ch’egli erri, bisogna che tutti quanti s’adirino. E l’assai numero non è altro che gli uomini liberi, che niente operino contra le leggi, ovvero faccino questo solamente dove le leggi sono insufficienti. E se questo non è agevole a farsi negli assai, dove fussino gli assai cittadini buoni, in tal caso debbesi ei dire, che un solo di loro principe fusse meno corruttibile? ovvero più corruttibili sarebbono li più di numero, e buoni? Anzi è manifesto ch’e’ sarebbono meno corruttibili i più; ma li più fanno sedizione, ed uno non ne fa. Ma qui si può rispondere, che quei più, che fussino virtuosi, sarebbono di buona mente come quello uno. — Ora adunche se il principato di più, e di tutti buoni cittadini si debbe chiamare stato ottimate; e quel d’un solo si dee chiamare regno, e’ verrà ad essere più eligibile nella città lo stato degli ottimati, che ’l regno, e con potenza, o senza potenza, che ’l principato si fusse: in caso, dico, che e’ si potesse accozzare insieme più simili. E perciò forse negli antichi tempi