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per non si compor la città solamente di poveri, così come ancora ella non si compone di servi.

Ora se tai cose vi si ricercano, e’ vi si ricerca ancora di giustizia, e di virtù militare, conciossiachè senza queste due cose la città non possa essere abitata; eccetto che senza le prime ella non può essere città, e senza le seconde ella non può essere abitata bene. E in quanto allo esser della città pare, che e’ si possa dubitare rettamente, che tutte le cose dette, o certe di esse voglino gli onori; ma in quanto al suo ben vivere si può dubitare ragionevolmente della erudizione e della virtù; che e’ s’aspettino loro i primi gradi, siccome disopra ho detto.

Ma perchè di tutte le cose pari non debbono avere il pari quei che sono in solo una cosa pari, e così l’inequale non debbono aver quei che sono inequali in un conto solo, però di necessità, dove questo s’usa, interviene ch’ei vi siano stati cattivi. E innanzi ho io detto, che in certa modo tutti gli stati disputano del giusto con qualche ragione; ma non tutti disputano del giusto vero. Li ricchi, per aver essi più terreno, e il terreno di più per essere cosa comune, però nelle convenzioni, e ne’ patti è loro maggiormente creduto il più delle volte. Li liberi e li nobili fanno questo medesimo, per essere tali quasi che simili infra di loro; imperocchè più cittadini si debbono chiamare i nobili, che gli ignobili. E la nobiltà appresso ad ogni uomo è tenuta in pregio. E inoltre perchè egli è verisimile, che de’ migliori ne naschino migliori; e la nobiltà è una virtù di stiatta.

Similmente voglio io affermare, che la virtù ancora ragionevolmente litighi dei primi gradi; perchè la giustizia si dice esser virtù comune, alla quale conseguitano per necessità tutte l’altre. Ma li più ancora di tai gradì contendono contro li meno, conciossiachè li più sieno e più possenti, e più ricchi, e migliori de’ manco; presi