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non accadrebbe, che l’un fusse padrone, e l’altro servo. Ma e’ si dà un certo imperio, mediante il quale si comanda a quei, che sono pari di stirpe, e che sono liberi. E questo siffatto affermo io esser il principato civile, il quale sta bene che sia imparato dal principe mentre che egli è stato suddito. Come è verbigrazia l’esser maestro dei cavalieri, poichè egli è stato sotto di tale magistrato: e l’esser capitano d’eserciti poichè egli abbia ubbidito al capitano, e poichè e’ sia stato colonnello, e poichè egli abbia imparato a far l’imboscate. Onde è ancor bene stato detto, che e’ non sa ben comandare chi non ha ben saputo ubbidire.
E sebbene la virtù di questi due uffizî è diversa, nondimanco e’ s’appartiene al buon cittadino sapere, e poter bene fargli amendue; il comandare dico, e l’ubbidire. E questa è la virtù del cittadino, sapere infra gli uomini liberi usar l’uno e l’altro modo. E l’un modo e l’altro s’appartiene ancora all’uomo buono; avvenga che diversa specie di temperanza, e di giustizia sia quella di chi comanda. Imperocchè nell’uomo suddito, ma libero, è manifesto, che ei non v’è la medesima virtù dell’uomo buono; com’è verbigrazia la giustizia, è d’altra fatta quando ella comanda, e d’altra quando ella ubbidisce. Siccome avviene nell’uomo e nella donna, dove la temperanza e la fortezza è differente nell’uno e nell’altra; conciossiachè quell’uomo apparisca timido, che sia forte come una donna forte: e una donna con altro nome: che di temperata, si debba chiamare che sia onesta nel modo, che è onesto un uomo buono. E questo nasce perchè egli è ancora differente il modo, onde governa la famiglia l’uomo e la donna; perchè l’uffizio dell’uno è l’acquistar le facoltà, e dell’altra è il conservare l’acquistate.
Ma la prudenza è sola quella virtù, che è propria del principe: conciossiachè l’altre sieno