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e altri magistrati sopra altre cose vi porgon giudizio. E nel medesimo modo avviene in Cartagine, dove certi magistrati vi rendono ragion d’ogni cosa.

Ma la difinizion data del cittadino si può correggere, con dire, che negli altri governi il concionatore, e il senatore non è in magistrato indeterminato: ma è in magistrato determinato. Perchè un tale uffizio è conceduto o a tutti, o a certi: di consigliar dico, e di giudicare o di tutte le cose, o di certe. È manifesto pertanto chi sia il cittadino, cioè che d’una città si debba chiamar cittadino colui, che può convenir nel magistrato, che consiglia, e che giudica. E città si debbe dir quella, dove sia un numero di cittadini, che basti, per via di dire, alla sufficienza del vivere.

Ma continuando questa materia dico, ch’egli è stato determinato rispetto all’utile ancora per cittadino colui, che è nato d’amendue i genitori cittadini, e non d’uno solamente, come è di madre e di padre. Altri sono, che vogliono in tal determinazione andar più addentro, con pigliarci, gli avoli, e li bisavoli: e ancora più oltre. Ma per tal determinazione fatta civilmente, e con brevità, è chi dubita di quei terzi, o quarti ultimi, in che modo e’ venghino ad esser cittadini. E qui Gorgia Leontino parte dubitando, e parte forse parlando ironicamente, dice, che così come mortai sono quei, che son fatti dagli artefici d’essi, parimente che cittadini di Larissa sono quei, che son fatti dai loro fabbricatori. Perchè ei ve n’è di quei, che ne fabbricano: ma tal cosa è detta semplicemente. Conciossiachè se un partecipa nel governo secondo la difinizione data; questo tale viene ad essere cittadino. Ma egli è impossibile accomodare nei primi abitatori, o fondatori della città, l’essere nato di padre e di madre cittadina.