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Ma a questo effetto non giudico io, che intervenisse già per volontà di Solone; ma per il caso.
Imperocchè essendo stato cagione il popolo nella guerra contra li Medi di quella vittoria navale, e’ venne a presumere più di sè stesso; e prese per capi cittadini maligni contro l’opinione di quei, che v’erano più saggi. Perchè in vero Solone non dette al popolo altra autorità fuor di quella, che è necessario, che li sia data, con farlo arbitro, cioè, di crear li magistrati, e di corregger le cose mal fatte. Imperocchè dove e’ non sia padrone ancora di tai cose, e’ verrà ad essere inimico di quel governo. E volse, che li magistrati tutti fussin composti di cittadini ricchi, e di buone qualità, con far la distinzione di chi vi ricogliesse cinquecento misure; e avessivi tante stajora di terreno: e di quei del terzo fine così chiamato da loro l’ordine de’ cavalieri: e del quarto membro, che v’era d’artefici vili, a quali non era lecito di partecipar nel governo.
Furono ancora legislatori questi: Saleuco ai Locrensi; a quei, dico, che son volti a Zefiro, e Caronda di Catania alla sua città, e alle altre città Calcidiche, che sono intorno all’Italia e alla Sicilia. È ben qui chi tenta mostrare, che Onamacrito fosse quasi il primo uomo eccellente nel dar le leggi; e che e’ si fusse esercitato in Candia, ancora che e’ fusse da Locri, e che egli andasse veggendo il mondo per via d’arte magica. Di cui dicono essere stato compagno Talete, e di Talcte essere stato discepolo Licurgo, e Seleuco: e di Seleuco essere stato Caronda. Ma tai cose son dette senza avvertimento dei tempi.
Filolao da Corinto fu ancora egli legislatore di Teebani, e fu per stirpe della famiglia de’ Bacchiadi. Ma essendo divenuto amante di Diocleo, di quello dico, che vinse ne’ giuochi olimpici, poi che Diocleo abbandonò la patria per il dispiacere, che egli ebbe dello innamoramento inverso di sua madre Alcinoe, se ne ritornò a Tebe: e quivi amendue finirono la vita.