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ricordo, de’ quali parte hanno dato le leggi alle proprie città, e parte a quelle d’altrui, e sono stati ancor essi nelle amministrazioni publiche. E di questi parte n’è, che hanno fabbricato le leggi solamente, e parte ancora, che hanno dato il modo del resto del governo: siccome fu Licurgo, e Solone; i quali alle città loro dettero e le leggi, e vi constituirono il modo della republica.

E di quella di Sparta s’è detto innanzi. E quanto a Solone, molti sono, che l’hanno tenuto per ottimo legislatore, per aver egli tolto via d’Atene una potenza di pochi molto incomportabile: e fatto cessar nel popolo la servitù, avendovi indotto il modo popolare di vivere, che l’era antico, e mescolato ottimamente quel reggimento; perchè e’ vi fece il governo de’ pochi mediante il consiglio dello Ariopago, e l’ottimate mediante li magistrati, che vi si eleggevono, e il popolare mediante li giudicî. E di queste tre cose, le due prime, che v’erano innanzi, non pare, che ei le togliesse via; il consiglio, cioè, dello Ariopago, e l’elezion de’ magistrati. Ma par bene, che e’ costituisse il popolo signore; facendovi quei giudicî, i quali erano composti d’ogni sorte uomo.

E per questo effetto non manca chi lo riprenda, con dire, che e’ rovinò l’uno dei due modi; avendo constituito padroni d’ogni cosa quei giudizî: i quali si traevano a sorte di tutto il popolo. Imperocchè dappoi che tale ordine prese forza in quella città, li cittadini, cercando di gratificarsi il popolo non altrimenti che si cerca di gratificarsi il tiranno, ferono, che quella republica diventò uno stato popolarissimo: perchè Efialte e Pericle proibirono poi, che e’ si ragunasse il senato dello Ariopago. E Pericle aggiunse ancora i salarî a quei giudizî. E per tal verso ciascheduno di quei capi popolari andò quello stato augumentando in popolar governo interamente.